Fino a pochi decenni or sono, Lavagnola e Legino furono comunità indipendenti con proprie tradizioni. Anche la loro toponomastica storica, almeno quella anteriore al 1215 a cui ci riferiamo, descrive ambienti e insediamenti diversi.

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Più appartata Lavagnola, sede di numerosi mulini e con alcuni nuclei abitati collinari ben definiti – Marmorassi, Riborgo e la zona tra San Michele e Montemoro – in cui compaiono evidenti toponimi di origine germanica. Ricordiamo anche chiese antiche i cui titoli religiosi sono di diversa origine: San Dalmazzo, San Nazario, San Michele di Alpesella e il monastero maschile e femminile di San Salvatore e San Giacomo di Montemoro, raggiunto da una strada riattata nel 1214 che si inerpica da Cantagalletto verso Altare e Ferrania.

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Legino denuncia le sue origini romane e contiene numerose proprietà religiose che ne continuano la vocazione agricola in un’area comoda e fertile per l’acqua del rio Molinero e degli altri ruscelli che sfociano sull’ampia spiaggia, su cui gravitavano, in sequenza a partire dalla foce dell’attuale Letimbro: il monastero femminile di Santa Cecilia, le Fornaci (allora Maonarie) e Zinola, al confine con Vado, in corso di sviluppo intorno alla chiesa di Santo Spirito.

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La seconda parte della ricerca inedita sulla toponomastica storica di Savona, dedicata a Legino (con le Fornaci e Zinola) e a Lavagnola (con le alte valli savonesi), sarà illustrata da Furio Ciciliot il 23 febbraio 2018, alle ore 17.30, nel Salone di Storia Patria.

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