Il fisco e l’evasione fiscale, argomenti vitali per la comunità medievale savonese nei suoi rapporti con Genova, saranno affrontati in maniera approfondita e originale da Angelo Nicolini in una conferenza-seminario dal titolo Genova, Savona e San Giorgio: fisco ed evasione (1251-1528) il giorno di venerdì 16 dicembre, alle ore 17.30, nel Salone della Società Savonese di Storia Patria.

I rapporti politici fra Genova e Savona, già abbozzati una prima volta sin dal 1153, vengono definiti con sufficiente chiarezza nella Convenzione di Varazze (1251), in cui si stabilisce che i Savonesi siano considerati cittadini genovesi, con onori e oneri conseguenti.

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In particolare, dal punto di vista fiscale, essi potranno navigare solo sottoponendosi alle dogane della capitale e pagandone i dazi (expedicamenta). Il tutto senza aggravi, ma secondo le tariffe già previste per i Genovesi e quelle da stabilire eventualmente in futuro. La carenza documentaria al riguardo ci impedisce di accertare se, nei decenni seguenti, tale norma sia stata rispettata.

Di certo la questione si riaccende agli inizi del Quattrocento con la creazione dell’Ufficio di San Giorgio, al quale viene demandata l’amministrazione di quasi tutto l’apparato fiscale genovese.

Alcuni documenti inediti, redatti fra il 1416 e il 1424, dimostrano tuttavia che, negli ultimi decenni, i pagamenti dei dazi da parte savonese sono stati sporadici. Altri documenti successivi, inoltre, denunciano una forte evasione genovese: sembra quindi che le minacce del governo dogale siano rivolte ai propri concittadini, piuttosto che ai Savonesi.

Negli anni seguenti il conflitto prosegue a fasi alterne, fra accordi al ribasso e nuove esacerbazioni, sullo sfondo delle continue denunce di una generale evasione da parte di tutto il territorio rivierasco. La questione fiscale offrirà comunque ai Genovesi il pretesto per eliminare la relativa autonomia savonese nel 1528.

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