a cura di:
Daniela Andreoni, Nicolò Cassanello,
Furio Ciciliot, Francesco Murialdo
Patrocinio: Comune di Vezzi Portio
Geografia del territorio comunale di Vezzi Portio
Il comune di Vezzi Portio, posto sulle pendici orientali dell’alta valle del torrente Sciusa (Fiumara), confina con Finale Ligure, Orco Feglino, Mallare, Quiliano, Vado Ligure, Spotorno e Noli. Ha una superficie interamen-te montuosa di quasi dieci km2.
Il paese – composto attualmente dalle quattro frazioni di Magnone, Portio, San Giorgio e San Filippo – presenta nuclei di case di origi-ne medievale ed un ambiente collinare che conserva l’antico impianto con terrazzamenti a vite e ulivo. Il territorio è delineato a ponente dal ritano Barelli che forma, insieme con il rio dell’Arma, il torrente Sciusa; a meridione dalla Rocca degli Uccelli (m 375), il bricco Caré (m 482) e il bricco dei Monti (m 406); a levante dalla costiera del bricco Berba (m 560); ed a settentrione dal bricco Frabosa (m 673). Con la vendita effettuata il 25 luglio 1892 dalla marchesa Artemisia De Mari, il Comune di Vezzi acquisì la parte sommitale orientale del monte Alto (m 954), punto più elevato del suo territorio. La popolazione ha raggiunto nel 2011 le 804 unità; ammontava a 984 nel 1857 e 939 nel 1901. L’attuale comune era anticamente diviso tra la parte di Vezzi, soggetta ai Del Carretto e a Savona, e le comunità di Portio e Magnone, comprese nel Marchesato del Finale.
I boschi, un tempo coltivati a ceduo e con impianti di castagno domestico, presentano una ripresa delle essenze della macchia mediterranea con l’espansione della lecceta sui pendii o nelle valli esposte a sud. Dopo la fase del ron-co, di cui rimane traccia nella toponimia storica, il suolo sembra conoscere già nel secolo XIII, con la tecnica del pàstino, la sistemazio-ne a fasce delle zone collinari.
Il prato era esteso un tempo sulle cosiddette Terre Alte, confermando l’importanza della pastorizia nelle comunità rurali liguri; dei pascoli resta traccia nei documenti di vari notai savonesi (secolo XV e seguenti) in seguito a liti e scontri per il possesso dell’Alpe anche con i pastori che portavano le loro greggi a svernare dall’oltregiogo.
La struttura delle antiche case con il tetto a terrazza si rifà al modello mediterraneo nell’articolazione dei volumi e degli spazi esterni. L’addosso dei corpi murari attraverso l’utilizzo dei vari piani del terreno porta all’uso dell’arco e del portico.
Di Vezzi Portio, paese della collina ligure con la sua campagna piena di luce, si potrebbe dire con i versi di Camillo Sbarbaro: “ara tra cielo e mare / levata, dove brucia la canicola / aromi di selvagge erbe“.
Scuola elementare Vezzi San Giorgio e San Filippo, circa 1920
(famiglia Giovanni Battista Traverso, digitale Giovanni Peluffo)
Evoluzione storica ed amministrativa del territorio di Vezzi Portio
Il territorio di Vezzi Portio vede una prima frequentazione in epoca romana con il passag-gio della strada consolare Iulia Augusta. Trac-ce di tale presenza sono le strutture murarie della val Ponci ed i possibili toponimi prediali di Cassigliano e Borsana ancora in uso.
Il nome stesso di Vezzi sembra derivare, secondo Giulia Petracco Sicardi, dal gentilizio latino Vettius o rifarsi ad un modello più arcaico nella formazione dei toponimi fondiari romani mediante il suffisso -io.
In seguito alla caduta dell’impero romano ha origine una lunga e oscura parentesi storica fino al XII secolo, quando il luogo di Vezzi appare legato alla castellania dei de Aquiliano, mentre le terre di Portio e Magnone vanno a gravitare nell’orbita finalese per condividerne l’ascesa politica attraverso la formazione del Marchesato di Finale.
La conferma di questo legame compare nella carta di vendita di Quiliano fatta dal marchese Ottone del Carretto il 23 novembre 1192 al Comune di Savona. Con il castello, la villa, la curia di Quiliano e il luogo della Consevola – una terra posta oltre il giogo in loco et fundo Carii concessa dai marchesi Manfredo e Ugo nel 1141 agli uomini di Viarasca – viene venduto anche il locum Vecii con le sue pertinenze che i castellani Anselmo e Raimondo di Quiliano tenevano con rendite per rectum feudum da Savona. La genesi del passaggio dei due territori sotto l’unica autorità dei signori di Quiliano resta incerta e storicamente non definita, situazione che si rifletterà negli stessi diritti di Savona su Vezzi che, come emergono dalla carta di vendita, non presentano una base documentaria lineare e sicura nei vari trasferimenti iniziali.
In un atto del 13-16 marzo 1219, Anselmo di Quiliano giura fedeltà al Comune di Savona per quello che habet in Quiliano e quello che tenet in Vezzi: i verbi lasciano intendere la di-versa forma di possesso sui due beni. Guido Malandra ipotizza per le due entità territoriali una appartenenza comune ad una struttura arimannica sorta nel secolo VII ed il protrarsi di tale legame anche dopo la fine della dominazione longobarda.
Un’altra chiave di lettura sembra emergere dall’analisi del passaggio di potere tra la stirpe degli Aleramici e i Del Carretto con i signori di Quiliano investiti del doppio possesso per il controllo, sotto un unico soggetto, del più importante sistema viario che in epoca medievale univa la costa sabazia all’area padana attraverso le terre di Vezzi e di Quiliano, la strada di Noli e Spotorno per la colla di San Giacomo e la via di Viarzo e della Costa di Casa verso il colle di Cadibona.
Scuola elementare Magnone e Portio, circa 1920
(famiglia Elda Isnardi, digitale Giovanni Peluffo)
Il documento che sancisce la perdita del possesso dei de Aquiliano sul luogo di Vezzi è datato 22 giugno 1261 con la concessione del territorio a Nicola Cigala, cittadino genovese, in nobile et honorificum feudo. Egli riceve per sé e per i suoi eredi i tre quarti della villa di Vezzi e la sua giurisdizione cum castro seu hedificio, fatto erigere dallo stesso Cigala. La dizione, più che a un castello o una struttura similare, sembra rimandare ad una costruzione secondo la tipologia della casa-forte. Lo stesso riceve, come segno di dominio, il gonfalone di Savona descritto con due bande rosse e in mezzo una banda bianca e la chiave della porta dell’edificio fortificato.
Una parte rimane ancora a Raimondo di Quiliano che ha in Vezzi un gastaldo, certo Giacomo Colombo, per poi definitivamente passare alla sua scomparsa alla famiglia dei Cigala il 12 giugno 1270. Morto Nicola il feudo passa al figlio Corrado e ai suoi discendenti fino al 1518, quando Battistina Squarciafico, vedova di Bartolomeo Cigala, chiede di poter riavere parte della sua dote, restituendo a Savona il pieno possesso di Vezzi.
Il documento contiene una interessante descrizione del territorio che appare coltivato in quel tempo a vite, con campi e un mulino. Un altro atto importante è quello del 28 luglio 1302, dove gli uomini di Vezzi giurano fedeltà a Savona divisi per le contrade di Campedo, di Coste e di Talauri.
Vezzi, sede nel secolo XVI di un vicario savonese con giurisdizione in materia civile, con la dominazione francese (1798) è compre-so con Portio e Magnone nel cantone di Noli e dal 1803 nella Giurisdizione di Colombo, Cantone delle Grotte, sempre con Noli capo cantone e sede del giudice di prima istanza.
Nel 1815 a seguito del Congresso di Vienna i due enti comunali (Vezzi e Portio) entrano a far parte del Regno di Sardegna e nel 1861 in quello d’Italia. Con Regio Decreto del 1871 le amministrazioni sono soppresse e riunite a formare il Comune di Vezzi Portio.
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La giurisdizione ecclesiale del territorio della sola Vezzi sembra appartenere dalla fine del Trecento alla diocesi di Noli, anche se la chiesa di San Giorgio de Vecio con il presbitero Giacomo, suo ministro e rettore, compare già nell’atto del 22 giugno 1261.
L’edificio religioso di Portio, dedicato al Santo Sepolcro, fu eretto a parrocchia nel XV secolo; quello di Magnone, che porta il titolo del Santissimo Salvatore, nel 1614; mentre la chiesa di San Filippo Neri a Vezzi, separata da San Giorgio, divenne parrocchiale autono-ma solamente a partire dal 1647.