a cura d:
Furio Ciciliot, Francesco Murialdo, Giovanni Venturi
Patrocinio: Comune di Dego, Fondazione Agostino Maria De Mari-Cassa di Risparmio di Savona.
Geografia del territorio comunale di Dego
Il Comune di Dego – tra i più estesi della provincia di Savona e posto tra quelli di Cairo Montenotte, Giusvalla e Piana Crixia (provincia di Savona); Gottasecca e Castelletto Uzzone (provincia di Cuneo); e Spigno Monferrato (provincia di Alessandria) – racchiude un territorio collinare che fa parte della regione storica delle Langhe ed i cui corsi d’acqua principali sono la Bormida ed il suo affluente Uzzone.
Si estende per 67,77 Kmq ed ha una popolazione (Fonte comunale, 31/12/12) di 2.006 abitanti. Comprende una fascia collinare, impostata su due dorsali principali intorno ai 500 metri sul livello del mare, divise al centro dal fondovalle della Bormida, in certi punti piuttosto ampio. La massima altitudine, il Pilone a 836 metri s.l.m., è situata nei pressi del confine orientale con Cairo Montenotte; la minima è rappresentata dal fondovalle della Bormida al confine con Piana (circa 288 m s.l.m.).
La pieve di Santa Giulia (foto f.c.)
Il territorio comunale era per buona parte impegnato nell’agricoltura, ormai molto frammentata, ed in boschi piuttosto ben conservati, soprattutto quelli che confinano con Cairo e che giungono fino alle spalle di Savona. Alcune aree di fondovalle, nei pressi del capoluogo, sono ora occupate da consistenti insediamenti industriali (vetrerie).
I nuclei e borghi storici riconosciuti dallo statuto comunale e dalla comunità sono Bormiola, Botta, Brovida Chiesa, Brogi, Cà Bulin-Certosa della Trinità, Chiaffoni, Costalupara, Girini, Governatori, La Costa, Noceto, Niosa, Piano, Porri, Sanvarezzo, Saraffi, Santa Giulia-Chiesa e Villa.
I Girini ed i Porri sono situati a cavallo tra la valle Bormida e quella del Valla, affluente dell’Erro. Verso occidente troviamo Niosa e Brovida, alle pendici della vallata della Bormida; infine gli abitati di Sanvarezzo e di Santa Giulia occupano la costiera con la valle Uzzone e discendono fino a lambire il torrente omonimo torrente (Sugliani).
L’insediamento è piuttosto sparso: alcuni piccoli nuclei storici sono già citati nel X secolo ma, almeno in apparenza, non si sono conservate strutture così antiche.
La popolazione è sparsa e non sono esistite, almeno negli ultimi secoli, aree vaste completamente disabitate, dato il continuo sfruttamento agricolo. Solamente a partire dal XX secolo Dego ha subito profondamente lo spopolamento, che solo ora sembra essersi parzialmente arrestato.
La pieve di Dego (foto f.c.)
Evoluzione storica ed amministrativa del territorio deghese
L’evoluzione storica del territorio comunale di Dego è piuttosto complessa e si può seguire attraverso due linee principali: quella religiosa, rappresentata dai territori amministrati, fino all’epoca moderna, dai vescovi di Savona, ed i poteri di origine marchionale, progressivamente spezzettati e variati fino alla fine del XVIII secolo.
Dopo le citazioni del X secolo, in cui compaiono come beni ecclesiastici sia Dego – 991 ed anni successivi, proprietà dell’abbazia di San Quintino di Spigno o beni affidati al vescovo di Savona – sia Brovida, sia Santa Giulia, legati alle donazioni ottoniane al vescovo di Savona.
Si tratta di comunità rurali che mantenevano, probabilmente, una certa continuità a partire dall’epoca tardo antica. Lo testimoniano alcune epigrafi romane rinvenute nei dintorni – una delle quali è conservata nel vicino santuario del Todocco, in comune di Pezzolo Valle Uzzone – e la presenza indiziaria di uno o più castellari protostorici.
Nell’attuale comune sono citate nella toponomastica due pievi di cui non riusciamo a risalire all’origine: una nei pressi di Dego ed una a Santa Giulia. Proprio il titolo a quest’ultima, dato all’intera località a ricordo di una vergine martire corsa, potrebbe essere ulteriore indizio di un insediamento di origine altomedievale, parzialmente documentato da altri indizi toponomastici. Il titolo della chiesa parrocchiale di Dego, Sant’Ambrogio, della cui antichità non abbiamo indizi, è invece possibile rivelatore di contatti con il mondo religioso milanese.
La frammentazione successiva al X-XI secolo portò a nuovi insediamenti, tra cui probabilmente il castello costruito a Dego, in posizione dominante sulla Bormida. Nella prima metà del XII secolo gli abitanti di Dego giunsero a stipulare convenzioni con quelli di Savona con cui confinavano attraverso la grande area boscosa condivisa con Cairo.
Il succedersi delle dinastie signorili e dei poteri politici nel tardo Medioevo e nella prima età Moderna deve essere studiato in complementarietà con le vicine Piana Crixia e Giusvalla. Tra l’altro si può notare l’infeudazione che i Del Carretto fecero del territorio al Comune di Genova nel 1214, ricevendone nello stesso tempo il dominio; al marchese del Monferrato, nel 1419; ed il formale ingresso nel Regno di Sardegna, nel 1708.
Tale annessione avviene dopo episodi anche cruenti, originati dal secolare contrasto tra i piemontesi, in cerca di uno sbocco al mare, e la Repubblica di Genova che si oppose strenuamente. Tra l’altro, durante la guerra del 1672, fu saccheggiata Santa Giulia dove irruppero circa quattrocento “scelti” di Stella e di Albisola, che il 24 settembre recarono notevoli danni ai beni della comunità ed al palazzo dei Del Carretto, signori del luogo.
Le guerre napoleoniche sconvolsero ulteriormente l’equilibrio millenario del territorio. Tra l’altro, Dego è spesso nominata nelle pubblicazioni storiche per la battaglia che si svolse nei suoi pressi. Un dato di fonte francese (Statistica di Chabrol) vi calcola, su una popolazione di millesettecento abitanti, circa quattrocento morti nella sola Dego e nel solo anno 1800, in seguito alla carestia ed alle malattie conseguenti alle precedenti battaglie.
Nel marzo del 1814 Dego ospitò il pontefice Pio VII, nel viaggio di ritorno da Savona ad Acqui. Il papa, acclamato dalla popolazione, fu condotto con l’ausilio di una portantina ancora oggi conservata ed esposta, se pur di proprietà privata, all’interno del palazzo comunale.
Il sistema economico agricolo-pastorale che ne aveva formato la struttura produttiva subì nel XX secolo una veloce evoluzione in senso industriale nell’area pianeggiante situata all’ingresso del paese verso Cairo, in cui si costituì un polo vetrario di interesse nazionale. Dego mantiene ancora oggi un certo equilibrio in tutte le sue parti, sia dal punto di vista economico sia sociale sia ambientale.
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L’attuale unità territoriale di Dego si realizza nel 1929 quando ingloba i comuni soppressi di Brovida (esclusa la frazione Monti aggregata a Cairo Montenotte) e di Santa Giulia (con Niosa ed esclusa la frazione Lodisio, aggregata a Piana Crixia).
Molto più complessa si presenta la storia amministrativa delle tre località (Dego, Brovida e Santa Giulia) che è opportuno analizzare separatamente. Dego, parte del Monferrato, venne ceduto agli stati sabaudi nel 1708 e compreso nella provincia di Acqui. In epoca napoleonica fu inserito nel dipartimento del Tanaro, quindi, nel 1805, in quello di Montenotte. Con la Restaurazione fu capoluogo di mandamento nella provincia di Acqui dal 1814 al 1859 quando fu staccato dal Piemonte ed inserito nella provincia di Genova, circondario di Savona.
Archivio Storico Comune di Dego, Catasto XVIII secolo, chiesa dei Porri (foto f.c.)
Brovida, feudo nelle Langhe, nel 1735 fu ceduto agli stati sabaudi, provincia di Mondovì; sotto la Francia fece parte del dipartimento della Stura fino alla Restaurazione quando fu ricostituita la provincia di Mondovì. L’anno successivo, 1815, l’intero mandamento di Cairo, con Brovida, venne staccato dal Piemonte ed entrò a far parte della provincia di Savona; nel 1929 il comune fu soppresso ed aggregato a Dego.
Santa Giulia, con Niosa, fece parte delle province piemontesi di Mondovì e poi di Alba. In età napoleonica appartenne dapprima al dipartimento del Tanaro quindi, dal 1805, a quello della Stura. Con la Restaurazione fu inserito nella provincia di Acqui dove rimase fino al 1859 quando passò alla provincia di Genova, circondario di Savona, e nel 1880 annesse Lodisio; nel 1929 anche Santa Giulia fu aggregata a Dego.
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Dal punto di vista religioso, Dego fa attualmente parte della diocesi di Acqui Terme (AL) con l’unica parrocchia di Sant’Ambrogio e le chiese succursali dei Santi Antonio e Lorenzo (frazione Porri), di San Marco Evangelista (frazione Santa Giulia) e di San Massimo (Brovida e Niosa).
Rivela un certo interesse il fatto che, all’interno di un’area boscosa isolata situata nella sua parte orientale (località ca’ Bulin), sia stata costruita negli ultimi decenni del XX secolo una certosa femminile dedicata alla Santissima Trinità.