23. Toponimi del Comune di Cairo Montenotte

a cura di:

Nicolò Cassanello, Furio Ciciliot,

Angelo Salmoiraghi, Massimo Sangalli

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Patrocinio: Città di Cairo Montenotte.

Geografia del territorio comunale cairese

Quasi cento Km2 di superficie fanno di Cairo Montenotte il secondo comune per ampiezza della provincia di Savona. Il suo territorio si estende completamente nel versante padano della Liguria. Confina con dieci comuni, di cui nove nella provincia di Savona (Liguria) e due in quella di Cuneo (Piemonte): Savona, Albisola Superiore, Pontinvrea, Dego, Cengio, Cosseria, Carcare e Altare (Sv); Gottasecca e Saliceto (Cn).

La vecchia tradizione locale secondo cui le Langhe, partendo da Alba, andrebbero a morire sulle rive della Bormida a Cairo è corretta, almeno sotto l’aspetto geologico. Infatti i terreni sulla sinistra orografica del fiume sono costituiti da marne e arenarie caratteristiche delle formazioni prettamente langarole (di Rocchetta-Monesiglio e di Molare) del bacino ligure piemontese. Sulla destra orografica si estendono i terreni metamorfici della serie di Montenotte: serpentiniti, basalti, gabbri e scisti filladici.

Ne deriva una orografia molto complicata, con vistosi fenomeni erosivi di superficie nella zona occidentale (i calanchi delle frazioni Ville e Carretto) e con interessanti sistemi carsici ipogei (le grotte dell’Olmo a Ferrania e quella della Mina a Camponuovo), nella zona orientale del comune. Il fiume Bormida attraversa il territorio comunale da nord a sud ed il suo bacino imbrifero occupa la quasi to-talità della superficie. Solo la zona di Montenotte è interessata dai rami sorgentizi del Valla e dell’Erro mentre ad ovest sono presenti le sorgenti del rio Parasacco e del rio delle Traverse, al confine col Piemonte. La Bormida ha un regime torrentizio: stagionalità e piovosità locale influiscono in modo determinante sulla sua portata.

Le poche aree pianeggianti a ridosso del fiume sono occupate dal capoluogo, dalle sue principali frazioni e dagli insediamenti industriali. L’agricoltura è ormai relegata a zone marginali. La superficie boschiva è ancora molto estesa. Nonostan-te oltre mezzo secolo di abbandono, il castagno è predominante ed ubiquitario e riesce a vivere anche su terreni calcarei. La sua espansione è stata favorita dalla elevata proprietà nutrizionale dei frutti e dalla possibilità di utilizzo del legname nelle attività umane, soppiantando il cerro un tempo più diffuso. La zona della cascina Grinda era nota alla fine del medioevo per le sue cerrete ed il toponimo Zré è ancora vitale. Spopolamento, malattie (cancro corticale e mal dell’inchiostro) hanno favorito il passaggio dal castagneto da frutto al bosco ceduo.

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Bombardamento del castello di Cairo 1625 (proprietà privata)

Salendo di quota diventa predominante il faggio. Gli eventi bellici hanno causato una riduzione marcata del suo areale che solo ora si sta riformando pur senza corretti interventi selvicolturali. Verso la metà del XIX secolo è stata tentato l’impianto di noccioleti per la produzione di carbonella: i resti di tale iniziativa sono ancora visibili oggi tra il ceduo della cascina Miera.

Tutti i boschi cairesi della destra orografica della Bormida facevano parte del valdus marchionis, una vasta estensione boschiva verso Dego, contigua al nemus di Savona. Personale appannaggio dei marchesi del Vasto, prima, poi della famiglia del Carretto, è passato in parte per donazioni successive alla canonica di Ferrania (secoli XI-XIII) ed al Comune di Cairo (secolo XIV). Consolidatosi tra le proprietà della famiglia Scarampi, tra il Quattrocento ed il Seicento il bosco è pervenuto quasi intatto alla famiglia Durazzo – de Mari e poi alle industrie chimiche di Ferrania che lo hanno utilizzato sino agli anni sessanta del secolo scorso.

 Evoluzione storica e amministrativa del territorio cairese

Il territorio cairese è stato frequentato sin dal Neolitico. Manufatti litici come cuspidi, asce e lance, rinvenute in alcune località (Baiza, Carretto), sono attualmente conservate nei musei genovesi di Pegli e Cornigliano mentre bracciali e altri ornamenti metallici preromani, resti di un ritrovamento fortuito, sono al Museo di Antichità di Torino. Altri reperti venuti alla luce in recenti scavi ed in fase di studio confermerebbero la presenza umana remota a Cairo.

Resti di strutture abitative rinvenuti nel secolo scorso nelle località Farina e Passeggeri, una iscrizione ed alcuni marmi già noti confermano la presenza romana nei pressi del borgo principale. Da ricordare ancora due fonti storiche classiche che citano una località (Calanico/ Canalico) posta tra Vado e Crixia, probabilmente situata in questo settore della vallata.

Il progetto Archè (Soprintendenza per i Beni Archeolo-gici della Liguria, Istituto Internazione di Studi Liguri-Sezione Valbormida e Liceo Calasanzio di Carcare) ha infine individuato un ripostiglio di epoca bizantino-longobarda contenente aratri ed altri oggetti in ferro forgiato. Il rinvenimento è avvenuto in una località nominata Castellarolio in un documento del 1357 e documenta una presenza importante in epoca altomedievale.

Il tardo Medioevo ha lasciato tracce ben più visibili: dal castello di Carretto, con la torre quadrata e la volta a tholos, unica nell’edilizia fortificata della zona, a quello di Rocchetta di Cairo, allo stesso castello di Cairo che, tra i ruderi della residenza quattrocentesca degli Scarampi, conserva le più antiche strutture del XIII secolo. Il borgo di Cairo presenta alcune parti medievali mentre la struttura urbanistica a maglie ortogonali risulta essere giunta a completa definizione alla fine del XVIII secolo.

L’architettura religiosa è rappresentata dall’Abbazia di Ferrania (già citata nell’XI secolo) e dal convento francescano di Cairo (secolo XIII), ma altri edifici religiosi, come San Giovanni ai Vigneroli e San Donato, meriterebbero indagini specifiche. Nei boschi cairesi vi sono innumerevoli testimonianze di un passato ormai lontano che rivelano la frequentazione e la presenza umana: resti di ronchi, muri a secco, essiccatoi da castagne, fornaci e abitazioni rurali sono ancora tutti da studiare.

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Tipo dimostrativo di Montenotte, 1791, particolare (proprietà privata)

Il comune di Cairo ha una data di nascita ufficiale: 21 dicembre 1235. Si tratta di un atto notarile con cui il marchese Oddone del Carretto concedeva ai Cairesi, rappresentati dai sindaci Oddone Fisico e Oddino de Podio, la libera utilizzazione del già nominato valdus Marchionis, il bosco del Marchese, e dei terreni adiacenti con facoltà di promulgare leggi e imporre tasse (banna et ordinamenta constituere). In pratica viene sancita l’autonomia di una comunità (gli homines Cairi), che sembra aver avuto un primo riconoscimento in un atto del 1080, ora organizzata in una struttura amministrativa, rappresentata da sindaci e su un territorio preciso e individuato (valdus marchionis, vastis furitanis et boschis).

Dagli Statuti si viene a sapere che i consiglieri avevano facoltà di radunare il consiglio comunale senza richiedere l’autorizzazione al marchese. Dal libro degli ordinati sappiamo che vi erano norme per l’elezione a consigliere ed a sindaco, che i membri uscenti potevano proporre dei sostituti purché non legati ai proponenti da vincoli di parentela e doveva essere rispettato il criterio di rappresentatività degli abitanti delle frazioni.

Nel 1676 il notaio Giovanni Ceppo, segretario comunale, si lamenta della scarsa educazione dei consiglieri per cui vince la fazione che urla più forte e condanna la pessima abitudine di cercare consensi elettorali a suon di colossali e ripetute bevute. In quel periodo, lo stesso  notaio riferisce che i consiglieri comunali passano da dodici a ventiquattro (16 del borgo 8 delle frazioni) e sono previste multe per gli assenti. I tre sindaci sono sempre eletti due volte all’anno.

Nel periodo in cui al comune è riconosciuta l’autonomia, i del Carretto erano già sottomessi a Genova da quasi un ventennio. La supremazia genovese durerà sino agli inizi del XV secolo. Nel 1419 Genova è costretta a cedere al Monferrato i territori d’oltregiogo, tra cui Cairo. Nel 1431, il ducato di Milano subentra al marchese di Monferrato. La pace di Ferrara del 1434 sancisce la possibilità per i feudatari locali di scegliere se restare sotto il ducato di Milano o tornare con il marchese.

A Cairo, Antonio Scarampi, forte del suo quarto di giurisdizione, rimase con Milano mentre i suoi collaterali Giovanni e Bartolomeo tornarono, insieme con i tre quarti di Cairo, all’antico signore monferrino: il paese rimase così sotto due domini sino all’arrivo dei Savoia. Nel 1706 il duca di Mantova e Monferrato viene messo al bando dell’impero e il suo ducato assegnato nel 1708 ai Savoia. Ma la casa sabauda reclamava dai feudatari delle Langhe, tra cui i signori di Cairo, diritti che, in base alle precedenti investiture, sembravano non spettarle. La questione sarà risolta solo nel 1723 quando l’impero riconoscerà a casa Savoia la media sovranità e il dominio diretto sulle terre delle Langhe. L’ultimo quarto di Cairo passerà ai Savoia nel 1736 con il trattato di Vienna.

Dal 1723 Cairo con altri 15 luoghi delle Langhe fa parte della provincia di Mondovì. Nel 1797, Cairo entra nella Repubblica Democratica Ligure ed è inserito nel dipartimento del Letimbro; nel 1798, nel Cantone di Savona, giurisdizione di Colombo; dal 1805 alla caduta di Napoleone, nel dipartimento di Montenotte. Dopo la Restaurazione, per alcuni mesi torna sotto Mondovì, ma il 24 aprile del 1815 passa alla provincia di Savona e vi rimane sino al 1859, quando la legge Rattazzi la aggrega a Genova. Savona ritornerà provincia nel 1927. Dal punto di vista insediativo Bragno e San Giuseppe rappresentano le parti del territorio che più hanno accolto le attività industriali del XX secolo: nuovi quartieri abitativi sono sorti, negli ultimi decenni del XX secolo, nell’Ol-trebormida e lungo la strada verso Cengio.

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L’attuale Cairo Montenotte comprende alcune entità un tempo autonome, confluite nell’attuale struttura comunale nel corso di diversi periodi. Ricordiamo in particolare: Ferrania, Carretto, Rocchetta, la frazione Monti di Brovida e Montenotte. Di Ferrania e dei suoi beni si è già accennato in precedenza; Carretto e Rocchetta – che ha assunto la specificazione Cairo per distinguerla da altre vicine con uguale toponimo (Rocchetta Cengio) – erano già comuni indipendenti nel 1723 e confluirono in Cairo nel 1880. Nel 1929 una parte del soppresso comune di Brovida (la frazione Monti) fu aggregata a Cairo Montenotte, mentre la parte restante entrò nel comune di Dego. Montenotte, la cui parte montuosa era in parte compresa nei beni di Ferrania, entrò nell’attuale denominazione comunale nel 1863 per l’eredità napoleonica. Infine, è datato 1956 il decreto presidenziale che conferisce a Cairo il titolo di Città.

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Dal punto di vista religioso, Cairo Montenotte fa oggi parte della diocesi di Acqui Terme ed è suddiviso in cinque parrocchie: la principale è San Lorenzo Martire (nel Borgo) con le chiese succursali (un tempo parrocchie) di San Martino (Carretto) e del Nome di Maria (Montenotte). Le altre parrocchie sono: Sant’Andrea Apostolo (Rocchetta Cairo), Cristo Re (Bragno), San Giuseppe (omonima frazione), Santi Pietro e Paolo (Ferrania). Il santuario della Madonna delle Grazie, l’antica chiesa di San Donato, rappresenta un polo religioso importante.