35. Toponimi del Comune di Paroldo

Il fascicolo numero trentacinque del Progetto Toponomastica Storica è dedicato a Paroldo in provincia di Cuneo. La metodologia seguita nella ricerca parte dall’esame di documenti scritti, per larga parte inediti, e procede con la verifica sul campo dei toponimi. Le fonti scritte usate sono costituite da alcuni documenti medievali, ricavati soprattutto da notai savonesi, gli inediti statuti del 1474 e tre registri catastali (secoli XVII/XVIII) che ci trasmettono i principali toponimi e la loro evoluzione nei secoli.

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Il fascicolo è stato curato dal responsabile del Progetto (Furio Ciciliot) e da Franca Vadda, che si è dedicata soprattutto alla verifica e alla localizzazione dei toponimi. Un ringraziamento particolare va al Comune di Paroldo che ha patrocinato il lavoro.

Geografia del territorio comunale di Paroldo

Il territorio di Paroldo è situato in una zona collinare molto panoramica e ben esposta ed ha una struttura compatta, delimitata dai crinali delle Langhe disposti a formare un cerchio quasi perfetto, drenato da un unico ruscello, il Bovina, che riunisce le acque delle due vallate principali, quelle del Pasqua e del Feraio. La sua altitudine varia da 460 metri sul livello del mare, nel letto del Bovina al confine con Ceva, agli 806 del punto più elevato (Pedaggera).

Buona parte del crinale è percorsa da una delle principali vie di comunicazione tra Liguria e Piemonte, la cosiddetta via magistra Langarum, che convogliava fin dall’antichità le merci delle due regioni. Al di fuori di tale via, esisteva una disagevole strada di accesso dal centro abitato alla vicina Ceva per il fondovalle del Bovina, costruita solamente nel 1887 e as-faltata dopo la Seconda Guerra Mondiale.

L’insediamento principale di Paroldo – che racchiude l’edificio comunale, la chiesa parrocchiale e i ruderi del castello – si trova al centro del territorio, in una posizione sopraelevata che controlla l’intero comprensorio di poco più di dodici chilometri quadrati in cui risiedono 228 abitanti (2011).

Gli altri insediamenti sono soprattutto di tipo prediale e circondati dalle relative proprietà agricolo-pastorali. I migliori terreni agricoli sono situati nel fondovalle, dove il corso d’acqua principale permise la presenza di un mulino e di una modesta attività paleoindustriale.

Gli approvvigionamenti idrici degli abitanti e dei terreni collinari erano garantiti da una serie di sorgenti, descritte e tutelate in maniera esplicita già dagli statuti tardomedievali.

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Confini comunali attuali di Paroldo; principali toponimi geografici (in corsivo minuscolo), insediamenti principali (in maiuscolo). Tutti i toponimi sono indicati con la grafia attuale.

 

Evoluzione storica e amministrativa del territorio paroldese

 Occorre premettere che con lo stesso nome con cui compare nel pieno Medioevo (Palodus) è ricordato anche un comune della provincia di Alessandria, conosciuto oggi come Parodi Ligure, creando possibili confusioni.

Per la sua compattezza territoriale non è difficile immaginare per Paroldo una origine unitaria. Il toponimo è nominato la prima volta come luogo di provenienza (o cognome?) di una persona presente a Savona nel 1178, ma nel territorio comunale esistono testimonianze ben più antiche tra cui una moneta romana, rinvenuta fortuitamente nel fondovalle del torrente Bovina. Una ipotesi plausibile è che già nel XII secolo Paroldo abbia una propria giurisdizione territoriale, forse ricollegata ad una situazione precedente.

Tale struttura compatta entra a fare parte del territorio del marchesato di Ceva, passando poi in mano ad altri feudatari che, nel 1474, concedono degli Statuti di cui rimangono due copie, inedite, e pressochè coeve.

Poco si conosce del castello di cui rimangono modesti ruderi privati, mentre affreschi del XV-XVI secolo sono ancora visibili alle pareti della cappella di San Sebastiano, nei pressi del castello stesso.

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Nei primi secoli dell’età moderna, il territorio passa varie volte di mano e, per un certo periodo, è legato strettamente alla famiglia finalese del Del Carretto. Risalgono probabilmente alla fine del XVII secolo i primi catasti conosciuti, conservati nell’archivio comunale e qui utilizzati.

I secoli successivi fino agli anni nostri contemporanei scorrono senza grandi variazioni, restituendoci un territorio in cui è possibile leggere un passato agricolo – pastorale ancora riconoscibile. L’unione con il confinante Comune di Ceva si verificò per due soli decenni dagli anni Trenta del XX secolo fino al 1947, quando Paroldo ricquistò la propria autonomia.

Dal punto di vista religioso, ha un’unica parrocchia di San Martino, diocesi attuale di Mondovì, mentre nel Medioevo fu soggetta a quella di Alba.