30. Toponimi del Comune di Albenga

a cura di Mauro Bico e Furio Ciciliot

con una nota storica di Stefano Roascio

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Il fascicolo numero trenta del Progetto Toponomastica Storica è dedicato ad Albenga, per dimensione la seconda città della provincia di Savona.

La metodologia seguita nella ricerca è quella consueta ed ormai collaudata che parte dall’esame di documenti scritti e procede con la verifica sul campo dei toponimi. Le principali fonti usate sono rappresentate da una parte dei numerosi documenti medievali, molti dei quali conservati nell’Archivio Storico Ingauno, e dai catasti descrittivi redatti intorno al 1420 e nel 1553. Per quanto in nostra conoscenza, il catasto del 1420 è tra i più antichi della Liguria.

Le approfondite ricerche storiche compiute ad Albenga a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, da studiosi legati all’Istituto Internazionale di Studi Liguri, hanno facilitato l’approccio alla toponimia anche nel caso presente basato, come di consueto, su fonti in massima parte inedite.

Le ricerche e la redazione del presente fascicolo sono state curate dal responsabile del progetto (fc) con l’intervento di Mauro Bico (mb), per la localizzazione dei toponimi, e di Stefano Roascio (sr), per la stesura della nota storica. Come per i precedenti, anche in Toponimi del Comune di Albenga si sono considerati gli attuali confini comunali e, per il momento, tralasciate analisi linguistiche approfondite.

 

Geografia del territorio comunale di Albenga

Il territorio comunale di Albenga racchiude interamente la maggiore piana della Liguria, attualmente in larga parte dedicata all’agricoltura e con pochi residui resti della vegetazione originaria. La costa si presenta come una vasta spiaggia che dal confine con il territorio di Ceriale giunge fino a quello di Alassio. Fa parte del territorio comunale di Albenga la seconda isola della Liguria (Gallinaria) estesa undici ettari e coperta di macchia mediterranea.

Oggi il comune di Albenga copre oltre 36,5 Km2 e vi risiede una popolazione di ventitremila abitanti; è la seconda città della provincia di Savona e dal punto di vista amministrativo ha sempre ambito a ricoprire un ruolo territoriale di primo piano ed il suo territorio comunale nel pieno medioevo comprendeva anche buona parte di quello dei comuni confinanti.

Dal punto di vista geografico il territorio di Albenga è piuttosto ben definito ed il breve corso del fiume Centa, lungo solamente un paio di chilometri, riunisce le acque che provengono dalle quattro vallate principali, da est ad ovest: il Neva, che riceve le acque del Pennavaire, l’Arroscia ed il Lerrone. I monti subito alle spalle della piana superano i seicento metri sul livello del mare ed i maggiori delle vallate interne, ma non più nell’attuale territorio comunale, superano i millesettecento metri.

Ad uno dei vertici della valle Neva si trova un valico importante per i commerci tra questa parte della Liguria ed il Piemonte, quello di San Bernardo (metri 957 sul livello del mare), attualmente in territorio di Garessio e quindi in Piemonte. L’importanza storica di Albenga e del suo territorio ha lasciato ampie tracce nella struttura attuale comunale che si presenta ramificata, incuneandosi nei fondovalle verso l’entroterra.

L’ampia piana di Albenga, circa venti Km2, fu solo parzialmente utilizzata fino al XIX secolo e gli insediamenti principali sorsero in un posizione leggermente sopraelevata ed ai suoi margini (Campochiesa, Bastia, Leca, Salea, San Fedele, Lusignano). Solamente il centro urbano è ubicato nella piana nei pressi del mare da cui fu allontanato dalle alluvioni del Centa che provocarono anche il cambiamento della sua foce, nel medioevo più spostata verso Ceriale. Il centro storico si trova oggi ad alcune centinaia di metri dalla battigia.

Dal punto di vista economico, Albenga fu un importante centro amministrativo e di commerci e la sua piana fu utilizzata anche per la pastorizia come luogo di svernamento di greg-gi che d’estate trovavano, a poche decine di chilometri dalla città e ad altitudini che superano i duemila metri, alcuni tra i pascoli mediterranei più vicini al mare.

Attualmente la piana è quasi completamente utilizzata per l’agricoltura specializzata (serre), per gli insediamenti produttivi e per i servizi mentre la parte costiera del territorio è stata destinata all’uso turistico.

La protezione naturalistica dell’isola Gallinaria ne ha permesso la conservazione ed anche la parte montuosa del territorio si è mantenuta piuttosto integra.(fc)

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I confini comunali di Albenga ed i principali toponimi geografici (corsivi). Gli insediamenti, scritti in grafia attuale, recano tra parentesi alcune tra le date di prima apparizione

 

Evoluzione storica ed amministrativa del territorio ingauno

 La presenza delle tracce dei primi uomini preistorici, dal Paleolitico superiore fino all’età del Bronzo, è bene attestata specialmente in val Pennavaire, fuori dal territorio attuale di Albenga, dove sono stati individuati numerosi ripari in grotta.

Per quanto riguarda l’ambito cittadino, invece, allo stato attuale non sussistono tracce di frequentazione preistorica e anche l’oppidum dei Liguri ingauni, la Albium Ingaunum citata dalle fonti a partire almeno dal I secolo a.C., appare di difficile localizzazione.

Le stratigrafie più profonde su cui si imposta l’anfiteatro romano, posizionato sulla propaggine più orientale della collina del Monte, han-no restituito materiali del IV-III secolo a.C. In questa felice localizzazione, che domina da una posizione sommitale la pianura e il sottostante tratto costiero, potrebbe essere sorto l’oppidum ligure, anche se recenti scavi sulla sponda destra del Centa hanno posto in luce cinque tombe a cremazione della prima età del Ferro che, fino ad oggi, rappresentano la più antica traccia di frequentazione umana individuata in città, aprendo la possibilità di una localizzazione in pianura dell’antico insediamen-to ligure. Tuttavia non è certo se esse facciano parte di una necropoli più estesa o se si tratti di una deposizione isolata, pertanto attraverso la localizzazione dell’oppidum preromano rimane incerta.

Al 181 a.C., grazie al proconsole Lucio Emilio Paolo, si situa il definitivo assoggettamento della bellicosa tribù degli Ingauni a Roma ed effettivamente le prime tracce della città, individuate dalla pluriennale e pionieristica opera dell’archeologo Nino Lamboglia, si situano tra fine del II e inizio del I sec. a.C.

Tra le più significative testimonianze compaiono i resti della cinta muraria tardo repubblicana (prima metà del I sec. a.C.), che sembra essere ripercorsa sia dalla riedificazione della cinta tardo-antica, sia da quella medievale. Ciò ha fatto ipotizzare che la città medievale ricalchi l’articolazione ortogonale romana, tuttavia non esistono prove dirimenti a riguardo e, anzi, i dati disponibili risultano spesso contradditto-ri.

Inoltre la dimensione di poco più di sette ettari dell’attuale centro storico non è comparabile con le estensioni note degli altri municipia romani di ambito basso piemontese, che superano tutti i venticinque ettari. Del resto sia il grande edificio porticato scavato nell’ “area Standa” sia i recenti rinvenimenti di via Milano testimoniano che esistevano edifici, anche di carattere pubblico e di ragguardevole estensione, al di fuori dell’antica cerchia muraria, facendo ipotizzare che la città romana si estendesse ben oltre, verso la Piana.

Tracce evidenti di una indubitabile ricchezza e vivacità dell’Albingaunum del I-II secolo d.C., sicuramente legata ai fiorenti traffici marittimi di ampio raggio che interessavano il suo porto, sono testimoniati dalla ricchezza dei corredi tombali cittadini. La notevole presenza di vetri provenienti dal Mediterraneo orientale ne è un esempio.

Un periodo molto significativo per la città sembra partire dalla riedificazione urbana degli inizi del V secolo voluta da Flavio Costanzo – generale dell’imperatore Onorio e successivamente egli stesso imperatore – dopo un lungo periodo di crisi nel corso del IV. In questo periodo Albenga diviene la capitale della Liguria bizantina. A metà secolo appare anche la prima menzione di un vescovo ingauno, tal Quintius, che partecipa al concilio di Milano del 451, città di cui la chiesa ingauna delle origini è suffraganea.

Tra V e VI secolo prende forma una completa topografia monumentale cristiana, che conta il complesso cattedrale e un pregevole battistero di fine V secolo e una serie di significative basiliche cimiteriali posizionate sulla via consolare all’esterno della città. Sembra invece problematico, allo stato attuale della ricerca, riconoscere nella vasca di una di queste chiese (San Clemente) un secondo battistero, che potrebbe invece essere connessa alle precedenti terme romane.

Tra gli edifici religiosi un particolare rilievo acquista la basilica di San Calocero al Monte, sorta in connessione con la sepoltura dell’unico martire della Chiesa ligure. Gli arredi liturgici e le caratteristiche costruttive adoperati in città in questo periodo rimandano ad un raffinato sostrato culturale di ambito bizantino, con confronti diretti proprio a Roma e a Ravenna. Successivamente i maggiori monumenti cittadini vedono ancora significative revisioni decorative in epoca longobarda.

Durante l’altomedioevo la città è inserita nella marca Aleramica ma, almeno fino all’XI secolo, il vescovo gioca un ruolo primario nel-l’organizzazione politica e civile. Proprio alla fine del secolo sorge una precoce associazione comunale che, nel 1127, arriverà ad esprimere i primi consoli cittadini. Fin dalla nascita del comune esso si scontra con l’espansione genovese e nel 1251 deve sottomettersi definitivamente.

Comunque, nel Trecento, Albenga è ancora un centro vivace e in espansione anche se, con il progressivo interramento del porto, iniziato al-la fine del XIII secolo forse ad opera dei Genovesi, la città perde il suo principale elemento di ricchezza e deve rivolgersi soltanto alla fertile pianura.

In epoca moderna segue la storia dei territori genovesi di Ponente, fino all’annessione alla Repubblica Ligure. In epoca sabauda è capoluogo di provincia, titolo che conserva fino al 1927, quando il suo circondario è aggregato alla provincia di Savona. Tuttavia il peso di centro di riferimento del medio-ponente non è mai venuto meno. (sr)