26. Toponimi del Comune di Castelnuovo don Bosco

 a cura di Furio Ciciliot e Giuseppina Pellosio

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Geografia del territorio comunale di Castelnuovo

Situato sulle colline del Monferrato settentrionale, Castelnuovo d’Asti negli anni trenta del secolo scorso, poco dopo l’accorpamento con il limitrofo comune di Mondonio, mutò la denominazione ufficiale in Castelnuovo don Bosco in omaggio al santo a cui ha dato i natali; attualmente il comune è inserito nella provincia di Asti al confine con quella di Torino e fa parte della Comunità Collinare Alto Astigiano.

Circondato dai comuni di Moncucco Torinese, Buttigliera d’Asti, Capriglio, Pino d’Asti, Passerano Marmorito e Albugnano (tutti in provincia di Asti) e da Moriondo Torinese (To), il territorio ha un’estensione di 21,61 Km² ed una popolazione di 3.271 unità (Istat, 1/1/14); l’altitudine minima è 200 m s.l.m. e massima 403. L’antico comune di Mondonio è caratterizzato da un esteso patrimonio boschivo, ha una superficie di circa 4 Km², una popolazione di 149 abitanti (Istat, 31/12/05) ed è situato su una collina ad una altezza di 293 m s.l.m., a circa tre Km ad est del capoluogo.

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Particolare della Mappa generale del Comune di Mondonio, 1759 (foto gp e La Cabalesta)

I rilievi modesti, le cime arrotondate ed una peculiare pendenza ed esposizione solare han-no consentito l’impianto e la diffusione della coltura della vite sin dall’antichità. In particolare, l’area è interessata da depositi pliocenici di origine marina modellati dall’erosione, ricchi di fossili e costituiti in prevalenza da sabbie e ghiaie. Al confine con il comune di Moncucco sono presenti formazioni gessoso-solfifere, risalenti al Messiniano superiore, che hanno alimentano la produzione ed il commercio del gesso.

Estratto in maniera rudimentale dalla popolazione fino all’ultimo dopoguerra, il materiale deve la sua fortuna all’impiego massiccio nell’edilizia barocca della vicina capitale subalpina, mentre forniva l’elemento decorativo tipico dei “lacunari”, i solai lignei delle case rurali. In passato le proprietà terapeutiche della vicina fonte solforosa di Bardella avevano contribuito alla notorietà del sito, oggi irrimediabilmente trascurato.

Il fenomeno dell’abbandono delle campagne, che ha interessato il territorio fino agli anni Sessanta del secolo scorso, ha oggi assunto un processo inverso che vede realizzata, con il recupero di cascine o di antichi casali, l’esigenza di una popolazione disposta a lasciare la città, per trasferirsi in località più vivibili ed a misura d’uomo.

Le estese coltivazioni della vite, l’alternanza di campi e di prati ai boschi, le tampe del gesso e la diffusione di case isolate sono gli elementi di connotazione di un paesaggio collinare, fermo nel tempo e capace di esercitare nuovamente una forte attrattiva.

Il borgo antico del paese di Castelnuovo è arroccato su un dirupo, mentre ai suoi piedi, nella fascia pianeggiante, è distribuito l’inse-diamento moderno. Le abitazioni rurali sparse risalgono perlopiù al XVIII secolo, quando la popolazione contadina preferiva vivere nelle cascine costruite sui fondi agricoli. Tra le frazioni ricordiamo Bardella, Nevissano – Mistrassi, Ranello, Morialdo, Becchi e Mondonio.

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Particolare della Mappa del territorio di Castelnuovo d’Asti, 1742 (foto gp e La Cabalesta)

Per quanto concerne il regime idrografico sono presenti sul territorio due torrenti principali: il rio di Nevissano, che attraversa la vallata ad est della collina di Cornareto, ed il rio di Bardella, proveniente dal versante ovest. Raggiungono entrambi l’abitato di Castelnuovo nei pressi della chiesa romanica di Sant’Eusebio, assumendovi il nome di rio Traversola. Lungo la valle di Mondonio scorre il rio Nissone, proveniente dal territorio di Albugnano.

Nei boschi si intrecciano le specie arboree autoctone quali roverelle, farnie e altre querce, carpini, olmi e pioppi; aceri campestri e ciliegi spiccano isolati nelle radure, ma si incontrano pure le robinie, piante esotiche importate dal Nordamerica.

Presso Rivoira è sorta recentemente una fabbrica di aerei da turismo con una pista accanto per collaudare i velivoli e accogliere i clienti per la manutenzione dei mezzi. Successivamente si è adibita la struttura ad aviosuperficie per contribuire allo sviluppo e alla promozione del volo da diporto e sportivo, nonché come base d’appoggio per la Protezione Civile.

Per quanto concerne le vie di comunicazione va ricordato, infine, che il territorio si è molto  battuto in passato per ottenere il passaggio della ferrovia, ma inutilmente, rimanendo isolato dalle grandi correnti di traffico.

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 Nevissano (foto gp)

Evoluzione storica e amministrativa del territorio di Castelnuovo

Per notizie antiche sulla storia di Castelnuovo don Bosco (fino al 1930 Castelnuovo d’Asti) sarà di molto aiuto una analisi complessiva dei toponimi rilevati.  Da non trascurare certamente i ritrovamenti archeologici presso la cascina Malino in frazione Ranello che attestano la presenza di insediamenti rurali risalenti all’epoca romana, e i resti di un animale preistorico, osservabili presso il Museo di Storia Naturale di Torino, rinvenuti durante gli scavi per edificare la Basilica Salesiana sulla collina dei Becchi.

Alcune aree del territorio comunale rivelano un particolare interesse per la concentrazione di toponimi caratteristici. Ci riferiamo alla zona di Nevissano per cui sembrano sussistere indizi si tratti di un’antica presenza fondiaria.

Scartata da Settia l’ipotesi dell’origine locale longobarda di toponimi come Lombardore, Bardella, rimangono altri nomi caratteristici di possibili sedi o di utilizzo del territorio risalenti al periodo altomedievale.

Per quanto riguarda il toponimo principale, si ricorda che un certo Wilielmo filio quondam Odolrici de Castello Novo compare in un documento del 1162 e la parte aggettivale del toponimo fa presumere insediamenti precedenti le cui caratteristiche sono da definire.

La storia successiva di Castelnuovo si inserisce nel panorama di guerre tra il marchese di Monferrato in perenne conflitto con i comuni di Asti e Chieri, ma i signori di Castelnuovo – prima i De Castronovo e poi i Rivalba – non furono in grado di sostenere a lungo gli attacchi esterni. La fortezza fu venduta al comune astigiano e, nel secolo XIV, Castelnuovo entrò a far parte del Capitaneatus Astesane, entità politico – militare sorta a tutela dei confini degli Orléans in Piemonte. Tale circoscrizione sopravviveva a livello amministrativo ancora un secolo dopo, all’epoca dei catasti esaminati, quando la valle del Traversola e Castelnuovo erano ormai entrate di diritto tra i domini sabaudi (17 dicembre 1559).

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Cornareto (foto gp)

Le vicende caratteristiche del territorio di Castelnuovo don Bosco trascendono però gli aspetti puramente politici e si mescolano con una serie di figure di rilievo nel panorama religioso del XIX secolo. Sono strettamente legati a queste colline tre santi (Giovanni Bosco, Domenico Savio e Giuseppe Cafasso) ed un beato (Giuseppe Allamano), personalità di spicco nella religiosità torinese di matrice sociale e nell’espansione missionaria dei salesiani, soprattutto in America Meridionale ed in Africa.

Il ricordo di tali personalità incide in maniera potente sulla toponomastica attuale tanto che le due componenti principali del Comune (Castelnuovo e Mondonio) hanno deciso di aggiungere come predicato, rispettivamente, il nome di don Bosco e di San Domenico Savio.

A partire dal 1983 il paesaggio della parte meridionale del Comune è stato interessato da una operazione architettonica grandiosa: la costruzione del Tempio Salesiano, uno dei maggiori centri religiosi del Piemonte orientale, meta di visitatori italiani e stranieri, che spicca nel paesaggio collinare e che ha consentito la tutela storica di un villaggio locale (i Becchi) integralmente musealizzato con criteri moderni.

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Feudo incontrastato del marchese del Monferrato, la Magnifica Comunità di Mondonio, ha avuto da sempre una storia a sé rispetto a Castelnuovo, al quale fu accorpata solo nel 1929, mentre la frazione Cappelletta era assegnata al vicino comune di Pino d’Asti.

Dagli anni Settanta del Novecento ha assunto la denominazione di Mondonio San Domenico Savio, in memoria del santo morto adolescente nell’antico borgo ed ha tutelato il centro storico al fine di preservarne l’impianto antico da ogni nuova possibile edificazione.

Mondonio ha una propria storia, ma anche una diversa tradizione religiosa che si concretizza nell’essere la sua parrocchia dipendente dalla diocesi di Asti, distinta da quella del capoluogo che fa parte del vescovato torinese.