La quinta ed ultima lezione del corso Temi di storia savonese riservato esclusivamente ai soci di Storia Patria ed agli studenti del Liceo Chiabrera-Martini – dedicata al momento della grande trasformazione urbanistica ed industriale di Savona, tra Ottocento e Novecento – si terrà nell’aula Magna del liceo Martini, via Aonzo 2, Savona, giovedì 29 novembre alle ore 16.30. Di seguito si riporta la scaletta della conferenza compilata dagli autori, Giovanni Gallotti e Marcello Penner.

Nella seconda metà dell’Ottocento Savona si trasforma. Dopo tre secoli durante i quali la città era rimasta immutata, nel breve volgere di tre decenni raddoppiò l’area urbanizzata e triplicò gli abitanti da 20mila a 60mila.

Dopo il 1865 la piana del Letimbro si tramutò in un grande cantiere ed alla città medievale, con il suo asse di via Pia si affiancarono le strade e le piazze ottocentesche: via Paleocapa e corso Italia, le piazze Mameli e del Popolo, per citare le più importanti. Si adottò il modello torinese al quale Savona era legata da profonde ragioni storiche ed economiche.

Savona. Piazza Mameli

L’arrivo, nel 1868, della prima linea ferroviaria da Voltri e pochi anni dopo i collegamenti con Ventimiglia, Torino e Alessandria stimolarono ulteriormente l’economia, lo sviluppo urbano e l’incremento della popolazione che alla fine del secolo XIX raggiunse le 60mila unità, gli stessi abitanti che conta ai giorni nostri.

Savona. Stazione Letimbro

Il piano regolatore del 1865 che regolò l’espansione urbana, nato dopo lunghe discussioni e dibattiti in seno all’amministrazione comunale ben rappresenta la lungimiranza degli amministratori savonesi di quegli anni. Savona ottocentesca rappresenta, secondo l’opinione di autorevoli studiosi, uno dei migliori esempi in campo nazionale dell’urbanistica di quel secolo.

Attraverso questa storia affascinante si potranno conoscere le vicende che portarono alla costruzione di quella città nella quale viviamo e le cui strade percorriamo ogni giorno.

Giovanni Gallotti

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Savona e il suo circondario, da Vado Ligure a Celle Ligure, e il retrostante entroterra, fino al 1861, avevano un’attività economica basata sugli scambi commerciali, sull’artigianato e l’attività portuale. L’industria, intesa come maggior produzione e per l’impiego di maggior personale, era ristretta alle fabbriche di mattoni, le concerie e nella fabbricazione delle stoviglie.

Fornace1915

Nella Savona chiusa ancora dalla cinta muraria medievale erano presenti laboratori artigianali e botteghe in cui si vendeva ogni tipologia di merce: cotone, sapone, cremor tartaro, panni, berretti, cera, carrozze, seggiole, mobili, calce, mattoni, vasellame, cioccolata, argenterie, vele, ombrelli, chiodi, ecc. tant’è che Goffredo Casalis scriveva sul Dizionario Geografico-Storico-Statistico-Commerciale degli stati di S. M. il re di Sardegna, nel 1849 “di tutte le arti che servono o ai bisogni, o agli ornamenti del vivere, niuna manca alla provincia di Savona.”

MulinoAonzoMulino Aonzo, alla Foce (fine Ottocento)

Con l’avvento dell’unità d’Italia ha inizio quell’era industriale che darà l’impulso allo sviluppo della città sotto ogni suo aspetto: industriale, sociale, urbanistico, infrastrutturale. Questo primo impulso lo si deve attribuire ai fratelli Tardy che in società con Stefano ed Evaristo Benech fondarono a Savona lo stabilimento metallurgico omonimo, ed ebbero una funzione catalizzatrice nella nascita di altre imprese.

I Tardy soprattutto parteciparono anche ad altre iniziative come la fondazione della società acquedotto di Savona e nello sviluppo dell’industria in Val Bormida con la partecipazione nella società Sipe.

Marcello Penner

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