L’archeologia rupestre studia, in particolare, i segni incisi sulle rocce per le più varie motivazioni – a partire da quelli di carattere cultuale sino ai più insignificanti lasciati da invadenti visitatori – allo scopo di estrapolare e discernere quelli appartenenti all’”arte rupestre” propriamente detta.

L’arte rupestre, diffusa lungo tutto l’arco alpino ed in tutto il bacino del Mediterraneo, presenta simboli ed analogie tali da far ritenere che vi fosse un’unica matrice culturale alla base del fenomeno.

Tale affascinante ipotesi è studiata, dal 2004, da ricercatori italiani, portoghesi e greci, impegnati nella ricerca e nel confronto tra i segni presenti nei siti indagati, il loro ambiente naturale, la morfologia delle rocce incise e la loro conservazione.

Le indagini, in continuo divenire, sono state alla base dell’edizione dei Quaderni del Mediterraneo (vol. I e II) che hanno messo a confronto il lavoro di ricerca nei territori italiani, greci, portoghesi e nel deserto del Neghev.

Il volume II dei Quaderni è dedicato, per l’arte rupestre italiana, alle rocce del massiccio del Beigua dove, in un contesto naturale di grande suggestione ed asprezza, l’uomo ha esercitato la sua capacità espressiva in un periodo che va dal neolitico all’età moderna, lasciando segni di grande interesse, oggi meno sconosciuti che in passato grazie al censimento attuato dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri – Sezione Valbormida, per il Geoparco del Beigua.

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Roccia incisa del Beigua (foto di R. Malacrida)

Carmelo Prestipino presenterà di due Quaderni finora pubblicati, aggiornando sullo stato delle ricerche, venerdì 30 settembre 2016, alle 17.30, nel Salone di Storia Patria (via Pia 14/4, Savona).

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