Storia Patria

Società Savonese di Storia Patria onlus

Storia Patria

Società Savonese di Storia Patria

Fondata nel 1885

segreteria@storiapatriasavona.it

Orari di apertura:
Martedì (ore 14.00-19.30)
Giovedì (ore 9.00-12.30)
Sabato (ore 16.00-19.00)
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Giovedì 2 gennaio 2020, ore 9.00, inizierà un nuovo anno con Storia Patria

Il primo giorno di apertura del 2020 sarà giovedì 2 gennaio alle ore 9.00; la segreteria e la biblioteca saranno a disposizione degli utenti fino a sabato 21 dicembre (orario 16.00 – 19.00).

Il merito dell’apertura della sede é di tanti che volontariamente ne assicurano il funzionamento.

Sono i nostri soci e amici a costituire la Società Savonese di Storia Patria: non solo un luogo fisico ma, soprattutto, un insieme di persone che hanno a cuore il genius loci di questo meraviglioso territorio.

Pio VII, primo papa moderno, Savona, 11 gennaio

L’espressione Savona città dei papi è ormai diventata titolo onorifico del nostro biglietto da visita. Ai due papi rinascimentali provenienti dalla famiglia Della Rovere, Sisto IV e Giulio II, è invalsa la tendenza ad aggiungerne un terzo, Pio VII, che savonese non era ma che, nolente, soggiornò nella città durante il periodo Napoleonico.

Alle vicende di tale personaggio è dedicato il volume Pio VII, primo Papa moderno (autori Maria Luce Gazzano, Laura Arnello, Marco Ghione, Alessio Rògano, con la collaborazione di Giovanni Gallotti e le prefazioni di Giovanni Farris e Jean Marc Ticchi), appena pubblicato da Marco Sabatelli Editore, che Storia Patria ha visto crescere nella sua biblioteca ed a cui ha dato il patrocinio.

Si riportano di seguito alcuni stralci delle prefazioni di Giovanni Farris e di Jean Marc Ticchi. Esse danno un primo inquadramento del volume che sarà presentato sabato 11 gennaio 2020, alle ore 17, in sala Cappa, Città dei Papi, via dei Mille, Savona.

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(…) Si è parlato a lungo dell’omelia fatta ad Imola nel Natale del 1797 circa un’apertura di Pio VII al concetto di democrazia portato dalla Rivoluzione Francese, in realtà, a ben vedere, si trattava di una importante e chiara spia, che indicava, come orientamento nel temporale, il Vangelo.

Anticipava quindi una netta scelta di linea che porterà a considerare sempre di più l’uomo e meno il sistema. Insomma, siamo davanti ad un problema che si impone alla Chiesa da sempre, quello di non lasciarsi dominare dal sistema, e per garantirsi in questo non c’è che rapportarsi di continuo col Vangelo. La domanda insistentemente è sempre la stessa: la Chiesa ripercorre le orme dell’amore di Gesù? Il Papa vivrà questa domanda nella sua drammatica vicenda storica.

Nella sua consacrazione aveva giurato di difendere il sistema, che egli vedrà in tutti i suoi limiti, in quanto gli era stato presentato come obbligante per la libertà della Chiesa nel compiere la sua missione, quella dell’Annuncio. Fondamentalmente questa è la questione di fondo che la Rivoluzione Francese impose con forza alla Chiesa e al Papa. Pio VII ha risposto senza titubanze che l’unico mandato dato alla Chiesa da Gesù è l’Annuncio della salvezza. Solo così si comprende il Concordato con Napoleone e la dialettica continua con le pretese di Napoleone di instaurare il vecchio sistema della Chiesa come “instrumentum regni”.

Insomma, la figura di Pio VII afferma in modo definitivo che la sua sopravvivenza non era legata al potere monarchico o ad altri poteri che lo sostituivano (Napoleone), tuttavia questo sganciamento sembrava rafforzare la necessità di un sistema (il potere temporale), sia pure apparente. Insomma, la figura di Pio VII, pur nelle sue indecisioni, espressioni del suo dramma interiore, a ben vedere apre la strada alle scelte future della Chiesa. (…)

Giovanni Farris

 

Nessun Papa, nel XIX secolo, ha attraversato l’Europa quanto Pio VII. È vero che prima di lui Pio VI aveva fatto un viaggio a Vienna (27 febbraio-13 giugno 1782) prima di essere rapito dai francesi a Roma nella notte tra il 19 e 20 febbraio 1798 e poi deportato in Francia dove morì a Valence il 29 agosto 1799.

Il suo successore, dopo aver soggiornato una prima volta in Francia (15 novembre 1804-24 aprile 1805) su invito di Napoleone fu condotto fino a Grenoble dopo il suo rapimento la notte del 6 luglio 1809, prima di essere detenuto a Savona, per quasi tre anni. Partito dalla città il 9 giugno 1812, dimorerà a Fontainebleau (19 giugno 1812-23 gennaio 1814).

Tra le città in cui soggiornò, Savona fu pertanto, prima di Fontainebleau e Parigi, quella dove papa Chiaramonti risiedette più a lungo. La città in quella circostanza assunse la funzione di una seconda Roma, per la presenza della sede apostolica nella persona del suo titolare.

(…) È proprio a Savona e poi a Fontainebleau che la lotta tra il sacerdozio e l’Impero ha conosciuto la sua penultima metamorfosi prima dell’inizio della grande crisi che, dalla proclamazione della Repubblica a Roma il 9 febbraio 1849 fino ai Patti Lateranensi dell’Il febbraio 1929, ha marchiato la storia europea con il nome di Questione romana.

(…) È questa ricchezza della vita di papa Chiaramonti nei suoi aspetti più vari, tra politica e diplomazia, tra fede e devozione, che mette in evidenza questo bel volume che l’entusiasmo e la convinzione degli autori hanno permesso di elaborare e pubblicare.

Jean Marc Ticchi

Frodi , contrabbando e illegalità marittime, Paolo Calcagno, Savona, 24 gennaio

Alla fine della lettura avremo un quadro completo ed avvincente delle illegalità economiche compiute nel Settecento sui mari della penisola. Il nuovo libro (Carocci Editore) di Paolo Calcagno, professore associato di Storia Moderna all’Università di Genova, è intitolato Fraudum. Contrabbandi e illeciti doganali nel Mediterraneo (sec. XVIII).

Possiamo solo aggiungere che Storia Patria è particolarmente grata a Calcagno di averci voluto offrire in anteprima la narrazione della ricerca proprio a conclusione del corso che abbiamo dedicato alla storia del porto di Savona.

 Il libro sarà presentato venerdì 24 gennaio 2020, alle ore 16.30, nella Città dei Papi (già sala Cappa), via dei Mille, 4, Savona. Chiunque potrà leggervi quanto strutture dell’illegalità del passato siano ancora oggi attive. L’autore stesso ci spiega la genesi del titolo nel testo che segue, uno stralcio della sua introduzione.

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Ho concepito l’idea di questo libro fissando per un momento il frontalino di una filza del fondo Banco di San Giorgio dell’Archivio di Stato di Genova, in cui sono conservati procedimenti giudiziari relativi a casi di illeciti doganali nella Liguria settecentesca. Fraudum (genitivo plurale di fraus): questa parola — nel frontalino seguita dagli estremi cronologici dei documenti contenuti nella filza — mi indusse a pensare che quelle numerosissime, e minuziosamente dettagliate, infrazioni alle dogane potevano offrirmi un punto di vista insolito non solo delle attività commerciali, ma anche lato sensu delle pratiche sociali nel poliedrico universo della gente di mare. (…)

Perché lo sguardo si sia appuntato sullo spazio marittimo è presto detto: le frodi marittime erano più numerose e più consistenti di quelle terrestri. L’11 agosto 1615 l’occhiuto Consiglio dei Dieci della Repubblica di Venezia si era accorto che «moltiplicano in maniera eccessiva li contrabandi per la via di mare»; e in una descrizione anonima di Trapani pubblicata a Palermo nel 1764 si legge che il «malcostume» regnava incontrastato in città, specie «nella gente della marina la quale è pur troppo risoluta ed inclinata ad ogni genere di contrabandi». Gli esempi in tal senso potrebbero moltiplicarsi. (…)

La conclusione è che, non diversamente da quella di oggi, la società della piena età moderna era intrisa di illegalità. (…) Tra l’altro, anche le (ridotte, mal pagate e spesso impotenti) forze di polizia erano colluse con gli autori delle frodi e dei contrabbandi e si facevano facilmente corrompere”. Comunque sia, riuscivano a ispezionare solo una piccolissima parte degli operatori marittimi; e d’altronde ancora oggi nei porti “colabrodo” italiani solo 1’1,5% delle navi viene sottoposto a controllo”. Non si facevano scrupoli di frodare neppure le élite, nobiliari ed ecclesiastiche (si legga delle carrozze dei patrizi genovesi in questo libro), che in questo modo perpetravano gli stessi reati che perseguivano nella loro veste di rappresentanti delle istituzioni.

L’illecito non separava la società dei frodatori dai vertici del potere politico; anzi, spesso le due sfere si confondevano, o collaboravano: come nel caso di quell’appaltatore della privativa del tabacco nel Regno di Napoli, che riscuoteva un dazio su delega e sotto stretto controllo dello Stato, e poi ricorreva ai contrabbandieri per vendere sul mercato il prodotto residuo della propria scorta; mentre gli Inquisitori di Stato (una delle massime istituzioni della Repubblica di Venezia!) autorizzavano i consoli “nazionali” di stanza a Livorno e a Trieste a vendere su quelle piazze merce di contrabbando.

Il fascino di questa storia si deve al fatto che deve essere per forza ricostruita coi frammenti delle estemporanee testimonianze superstiti, ma svela i contorni di un lato importantissimo della vita degli uomini e delle donne dell’epoca. La sfida, a questo punto, potrebbe essere quella di allargare ulteriormente lo sguardo, puntando a ricostruire le direttrici globali dei traffici illeciti: in età moderna l’Europa si connesse con il resto del mondo, e i massicci trasporti di merci miranti a soddisfare i consumi di una popolazione mondiale in crescita (…).

Paolo Calcagno

Claudio Marazzini presenta volume di Furio Ciciliot sui toponimi medievali di Savona, 17 gennaio

Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, presenterà il volume Arcaici echi. Toponomastica medievale di Savona, di Furio Ciciliot, numero 40 del Progetto Toponomastica Storica, il 17 gennaio (ore 16.30, Città dei Papi, via dei Mille).

Arcaici echi è un’analisi dei toponimi di Savona basata su tremilacinquecento documenti redatti prima del 1215, da cui sono stati ricavati trecento diversi nomi di luogo. Il risultato è una inedita ricostruzione territoriale della città e dei suoi dintorni in epoca antica e altomedievale. Si riporta di seguito uno stralcio della prefazione.La toponomastica apre prospettive nuove e imprevedibili su fasi lontane della storia, rivelando informazioni che talora confermano i dati giunti da altre fonti, archeologiche e letterarie, talora suggeriscono percorsi diversi, ma talora (anche questo accade) pongono quesiti che non sembrano risolvibili; è il caso in cui il toponimo resta “opaco”, rifiuta di parlare e di svelare il proprio segreto. Ciò accade, in questo fascicolo, paradossalmente, proprio per il toponimo principe, cioè il nome stesso di Savona, la città a cui è dedicato lo studio. Ci si dovrà limitare, quando il toponimo non parla, alla formulazione di ipotesi, in attesa di eventuali futuri sviluppi. Furio Ciciliot non ha paura di usare pazienza. Non tutto si può risolvere. Non subito, almeno. (…) La sterminata messe di toponimi raccolti nei fascicoli del “Progetto Toponomastica Storica” della Società Savonese di Storia Patria, fra l’altro, gli permette di istituire relazioni e confronti. (…)

Abbiamo il dovere di rendere merito all’autore di aver condotto una ricerca così completa e puntuale, arricchendo in maniera significativa le conoscenze su di un territorio di grande interesse storico, linguistico e geografico. Si tratta di ricerche che impegnano a fondo chi le conduce, perché il materiale cresce nella mani dello studioso solo attraverso una lunga fatica: consultazione di archivi, lettura di testi notarili non facili da decifrare, selezione severa di dati che nascondono insidie di vario tipo. Sono ore e ore di lavoro specialistico. Il risultato, brillante, si inserisce nel progetto che abbiamo descritto. Il territorio savonese può dunque vantare, allo stato dei fatti, un repertorio di prim’ordine, che non è disponibile per le altre zone italiane. Storia, geografia e linguistica si sono combinate in maniera eccellente.

Claudio Marazzini

Toponimi degli attuali quartieri savonesi di Oltreletimbro e Fornaci (ante 1215); la linea di costa è quella attuale. La croce indica gli edifici religiosi e il corsivo i nomi che non hanno corrispettivo odierno e la cui localizzazione presenta margini di incertezza.

Il Ponente in una storia della Liguria seicentesca, Gian Luigi Bruzzone, Savona, 21 gennaio

Nel 2018 nella Collana di Studi e ricerche dell’Accademia Ligure di Scienze e Lettere comparve un volume, curato da Gian Luigi Bruzzone, intitolato La Liguria di Giovanni Castaldi cui seguono il valore delle monete e le genealogie di molte illustri casate, che vale la pena riprendere (Salone di Storia Patria, martedì 21 gennaio 2020, ore 17.00) per alcune considerazioni riassunte dal curatore nella scheda che segue.

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L’opera consiste nella pubblicazione di un inedito manoscritto secentesco, debitamente prefazionato ed annotato con una panoramica introduttiva sulle storia della Liguria. Lo studio può dividersi in tre sezioni: la prima narra la storia della Liguria dagli antichi liguri (secondo le testimonianze degli scrittori classici, greci e latini) ai romani, sino al 1630 circa; la seconda comprende il valore di monete come il fiorino, lo scudo del sole, le doppie, gli zecchini, í ducatoni anno per anno dal 1400 al 1646.

Infine, le genealogie di molte case regnanti e di nobili ponentini: se alcune risultano note (quali quelle dei duchi di Savoia, dei marchesi di Monferrato, Saluzzo, dei conti di Provenza etc.), altre offrono notevoli apporti originali e fededegni (data la professione notarile del Castaldi) quali le genealogie dei nobili Garessío, Scarella, Lengueglia, Maremo, Ventimiglía e Ceva.

La prospettiva della storia appare assai significativa, a cominciare dal titolo Liguria, quando il nome ufficiale era ormai Genovesato. L’autore (1576-1646 circa) dà alla narrazione un taglio insolito, sia per la sua perifericità (era della val d’Arroscia), sia per l’uso di annali e cronache del Piemonte e dei marchesati aleramici.

L’autore è particolarmente sensibile al Ponente ligustico; ma nello stesso tempo desideroso d’inserire la storia ligure in un contesto più ampio, a prescindere dai periodi dove è giocoforza stare sulle generali, quali la bassa antichità e l’alto medioevo.

Oggi forse non s’avvertirà del tutto il disegno innovativo del Castaldi, quel compromesso tentato fra la storiografia tardo-umanistica e non genovese, riflessa ad esempio in quel risalire alle origini (unici antecedenti il beato Jacopo da Varagine, ma medievale, lo Stella da questi ispiratosi ed Umberto Foglietta) e in quell’illustrare i fasti dinastici (ancorché non sempre nella sostanza) della storiografia genovese, l’annalistica.

Ci sembra meritevole di menzione il procedere metodico e chiaro della narrazione, alcune precise deduzioni di documenti. Il desiderato collegamento con l’entroterra così legato alla costa e in particolare con l’entroterra piemontese e coi ducati e marchesati incombenti (d’Arroscia, dell’Impero) o certe località montane solo oggi può sembrare curioso, non nel Seicento quando anzi – se pur meno fiorenti dell’età di mezzo – erano oltre che economicamente, strategicamente vitali ed oggetto di bramoso ed imperturbabile accerchiamento per secoli da parte dei duchi di Savoia. E il riporto di documenti, senza cadere in un codice diplomatico, ci fa intravedere tante cose come la penetrazione di Genova in Liguria ora con donazioni e compere, ora con trattative e pressioni.

Conforme all’insegnamento dei celebri Annali di Agostino Giustiniani (1537), con lodevole metodologia si premette alla storia una descrizione corografica (col numero delle famiglie) di quasi ogni località della Liguria.

Gian Luigi Bruzzone


Savona fuori le mura, monumenti e luoghi insoliti, corso riservato ai soci, iscrizioni

Molte delle ricerche storiche su Savona sono state finora dedicate alla parte racchiusa dalle mura medievali o al centro ottocentesco. La superficie di tale territorio è di poche decine di ettari, mentre l’estensione comunale è superiore a seimilacinquecento: per questo riteniamo che una iniziativa riguardante la parte non centrale di Savona, dove ormai vive anche la maggior parte dei residenti, possa riscuotere qualche interesse.

Cosa troviamo in questa parte di Savona? Due comunità un tempo totalmente indipendenti (Lavagnola e Legino); ambienti agricoli ancora oggi relativamente conservati; ville suburbane che ben si inserivano tra i latifondi; spettacolari ponti ad arco; percorsi pedonali tra i condomini che giungono a cappelle campestri pressoché dimenticate; e poi tanti boschi e ruscelli.

Per raccontare le vicende di quei luoghi, la Società Savonese di Storia Patria odv – in collaborazione e con il patrocinio del Ministero Istruzione, Università e Ricerca. Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, della Città di Savona, della Fondazione De Mari, dell’Istituto Ferraris Pancaldo e del Liceo Chiabrera Martini – organizza un corso didattico intitolato Savona, storie di luoghi fuori le mura che avrà le seguenti caratteristiche:

– fornire informazioni sulla parte di Savona meno frequentata, quella al di fuori delle mura medievali, dell’altura del Priamàr e del centro ottocentesco;

– focalizzare alcune emergenze architettoniche e paesaggistiche che possono rappresentare una scoperta per molti savonesi, puntare su una loro valorizzazione e proporre mete vicine per passeggiate.

I docenti sono profondi conoscitori di quei luoghi e forniranno supporti metodologici per eventuali ulteriori ricerche “sul campo” o approfondimenti bibliografici con testi presenti nella biblioteca della Società Savonese di Storia Patria. Il corso sarà costituito da quattro lezioni tenute a gennaio-marzo 2020, secondo il programma allegato, e suscettibile quindi di piccole variazioni, tempestivamente segnalate. Si svolgerà nell’aula Magna del liceo Martini, via Aonzo, 2, nel pieno centro di Savona.

Le lezioni confluiranno in un volume di Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria che sarà edito presumibilmente entro la prima metà del 2020. Il volume diventerà così una guida di Savona fuori dal centro cittadino. Tutti gli iscritti al corso riceveranno gratuitamente copia del volume. Per motivi organizzativi il corso è a numero chiuso ed è riservato agli iscritti alla Società di Storia Patria in regola con il pagamento della quota del 2020. La quota di iscrizione è di euro 30 (trenta) annui, ridotti a euro 10 (dieci) per chi ha meno di 26 anni o è familiare diretto di un socio. Per gli studenti del Liceo Chiabrera – Martini e dell’Istituto Ferraris – Pancaldo l’iscrizione è gratuita.

Le adesioni si ricevono esclusivamente per e-mail indirizzata a segreteria@storiapatriasavona.it; seguirà comunicazione di conferma con inoltro, ai non soci o a quelli non in regola, della documentazione per regolarizzare l’iscrizione del 2020. Per motivi logistici il corso è a numero chiuso, farà fede la data di adesione e quella ultima per l’iscrizione sarà il 25 gennaio 2020.

Il corso si avvale di un Comitato didattico composto dai docenti: Lia Ciciliot (Liceo Chiabrera), Aureliano Deraggi (già Dirigente Ufficio Scolastico Regionale della Liguria), Paola Mallone (Istituto Ferraris-Pancaldo), Alessio Rògano (Istituto Comprensivo di Cairo Montenotte) e Silvia Sogno (Liceo Martini).

Per informazioni ulteriori si rimanda al sito www.storiapatriasavona.it e alla sede della Società (via Pia 14/4, Savona), aperta al martedì (14.00 – 19.30), al giovedì (9.00 -12.30) e al sabato (16.00 – 19.00).

Fotografie storiche: collezione digitale Mariano Bosco

Savona fuori le mura, programma

Dati principali e come iscriversi a Storia Patria

Le spiagge della Liguria, motore dell’economia, auguri per le festività, Vittorio Tigrino, 20 dicembre

Le spiagge della Liguria (secoli XVIII-XX) è il titolo di una innovativa ricerca che Vittorio Tigrino (Università del Piemonte Orientale) illustrerà in anteprima durante il nostro tradizionale incontro di brindisi per le feste, preceduta da una concisa informazione a soci e amici delle nostre attività nel 2019/20 (venerdì 20 dicembre, ore 17.00, Città dei Papi, via dei Mille, 4, Savona).

L’argomento è quanto mai interessante non solo per le vicende storiche ma anche per l’attualità. La conferenza ci permetterà di comprendere meglio il presente, aiutandoci a programmare il futuro delle nostre spiagge, ambienti su cui si svolge gran parte dell’attività della Riviera. Tigrino ci ha gentilmente dedicato in anteprima la nota che segue.

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L’intervento presenta i primi risultati di un lavoro di ricerca che intende ricostruire, in un’ottica di lungo periodo, la storia delle spiagge della Liguria, attraverso le forme di intervento che hanno riguardato la loro conoscenza, la gestione e la definizione dei diritti sul loro uso.

In questi spazi si sono svolte nel tempo attività e interessi di tipo diverso, e si sono confrontate, spesso in maniera conflittuale, l’appropriazione privata, la rivendicazione della natura “pubblica” del sito, e la proiezione di interessi locali collettivi.

Le spiagge sono state il luogo deputato non solo alle attività legate alla pesca e alla navigazione, ma hanno rappresentato uno spazio materiale praticato anche per l’utilizzo di risorse specifiche (l’estrazione di materiali; la riconversione a terreni coltivati…); allo stesso modo, sulla percorribilità e la natura dei siti arenili – che in particolare in Liguria assumono un valore ancora più importante – si sono sviluppare discussioni spesso aspre, che hanno lasciato fino a noi delle tracce di spazi altrimenti spesso sfuggenti.

Alla mutevole forma e natura di questi spazi ha contribuito poi la grande trasformazione che nel lungo periodo ha caratterizzato la Riviera: Riviera che, secondo una geografia molto articolata e quasi imprevedibile, si è trasformata nel tempo da luogo deputato a pratiche “tradizionali” locali in spazio della produzione o in luogo dello svago.

La storia delle spiagge della Liguria non è tuttavia ad oggi così nota come ci si aspetterebbe, a fronte di una attenzione invece molto forte alla proiezione sul mare della regione. Essa tuttavia permette di porre alla nostra attenzione il fatto che gli elementi del paesaggio costiero sono frutto di negoziazioni secolari che coinvolgono lo stato, le comunità locali, i proprietari privati, e che trasformano il paesaggio in maniera costante.

Costituisce dunque un contributo importante ed utile anche alla discussione pubblica attuale, che, insistendo invece su presunti cambiamenti “epocali”, insiste su una lettura congiunturale delle trasformazioni del litorale odierno, e suggerisce interventi spesso in prospettive di limitata prospettiva.

L’intervento presenterà in particolare due casi studio, collocandoli negli estremi cronologici indicati nel titolo. In primo luogo, si ragionerà sui modi e gli esiti di un intervento che il governo della Repubblica di Genova promosse nel corso del XVIII secolo per regolamentare l’occupazione dei “siti arenili”.

Quindi si analizzerà una operazione di studio e analisi dello stato delle spiagge liguri, effettuata negli anni Trenta del XX secolo, che costituisce ancora oggi una fonte di riferimento per quei lavori che si dedicano a ricostruire le dinamiche di trasformazione del profilo costiero della nostra regione.

Vittorio Tigrino

Guida del Priamàr, a cura di Rita Lavagna, 5 dicembre

Numerose pubblicazioni dedicate al complesso monumentale del Priamàr di Savona, uno dei punti focali della nostra città, si sono succedute negli ultimi decenni. Desideriamo qui segnalare la più aggiornata e recente tra esse, che sviluppa anche nuovi temi, curata da Rita Lavagna e presentata da Silvio Riolfo Marengo il prossimo giovedì 5 dicembre, alle ore 16.45, nella sala Rossa del Comune di Savona. Di seguito segnaliamo in anteprima una breve scheda editoriale della stessa e della presentazione.

La nuova guida del complesso monumentale del Priamàr curata da Rita Lavagna è stata edita dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri, con il contributo dell’Università degli Studi di Genova. L’evento è organizzato dall’ Istituto Internazionale di Studi Liguri e dal “Civico Museo Archeologico e della Città”, in collaborazione con l’Assessore alla Cultura del Comune di Savona, Doriana Rodino.

Partendo dalla storia dell’antica città a cui fa seguito quella della fortezza, la guida si sofferma sulle impegnative ricerche archeologiche che hanno permesso di ricostruirne l’intera sequenza cronologica.

Ampio spazio è dedicato alla visita, a tappe, dell’intero complesso monumentale del Priamàr e al Civico Museo Archeologico, visita che viene estesa anche ai sotterranei della fortezza, attraverso il testo di Rinaldo Massucco, mentre Mauro Brunetti e Gabriella Cirone si soffermano sulle specie vegetali ed animali presenti sull’altura. Una sintesi in inglese accompagna i vari capitoli.

I velieri savonesi in una tabella, storie di navi e uomini di mare, Piero Pastorino

È forse inutile sottolineare ancora una volta il valore storico della marineria savonese e la presenza dei suoi velieri in legno sugli oceani del mondo.

Nell’ambito delle iniziative del corso didattico intitolato “Il porto, da Savona al mondo” sarà da oggi possibile interrogare una tabella in cui sono contenuti circa milleseicento scafi in legno costruiti tra il XIX ed il XX secolo nei cantieri di Savona e provincia.

Disegno di Ivo Antipodo

Il lavoro capillare compiuto da Piero Pastorino per conto della Società Savonese di Storia Patria è una novità assoluta e deriva da un cospicuo numero di fonti esaminate.

Di ognuno degli scafi schedati, sarà possibile conoscere tipologia, nome attribuito al varo, nomi successivi, costruttore, data di costruzione e molte variabili dimensionali. Una serie di disegni di Ivo Antipodo illustra le caratteristiche tecniche dei principali velieri citati.

Ricordiamo che si tratta dei bastimenti costruiti, non armati, a Savona e provincia. Non vengono riportati gli armatori ed i capitani perché, chiaramente, variano nel tempo.

Si tratta di un lavoro in divenire e quelli pubblicati sono solamente una parte delle informazioni disponibili: la speranza è che sia così stimolata la voglia di collaborare al repertorio fornendo informazioni e materiali per il suo continuo aggiornamento.

Furio Ciciliot

Tabella interrogabile

Tipologie di velieri

ANNULLATA PER ALLERTA METEO ARANCIONE Il porto dalle industrie alle crociere, Marcello Penner, 27 novembre, ore 15.30

La lezione conclusiva del corso didattico intitolato “Il porto, da Savona al mondo” sarà tenuta da Marcello Penner ed è intitolata Il porto dalle industrie alle crociere. Si terrà mercoledì 27 novembre, alle ore 15.30 (aula Magna Istituto Ferraris-Pancaldo, via Rocca di Légino, 35).

Di seguito riportiamo una sintetica nota del relatore, che sta vivendo in prima persona – per la sua attività professionale e come storico delle industrie – il passaggio del porto e della città dall’Ottocento all’età contemporanea. Sono inoltre scaricabili alcuni materiali didattici tratti dalle sue ricerche.

Marcello Penner, Il porto di Savona dal 1860 ai nostri giorni

Marcello Penner, La società Tardy & Benech

 

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L’inizio dell’industrializzazione della provincia di Savona ha inizio nel 1861, quando si insediò a Savona lo stabilimento metallurgico Tardy e Benech. Dal Cinquecento e fino al 1867 la città di Savona era rimasta nel suo complesso urbano pressoché immutata, come è possibile osservare dalla cartografia dell’Ottocento riprodotta su alcuni testi di storia locale.

Savona si presenta ancora chiusa tra le sue vecchie mura medievali, e il porto composto dalla vecchia darsena, dal vecchio molo delle “casse” e dal piazzale sorto dopo il riempimento del porto da parte dei genovesi nel 1526.

La Savona di metà Ottocento risulta una città isolata, dove non arriva ancora la ferrovia, i collegamenti sulla terraferma, lungo le due riviere e verso il Piemonte, sono costituite da strade strette e sconnesse, per cui la via più rapida per i commerci è quella marittima. La popolazione dal censimento del 1858 ammontava a 18.959 abitanti ripartiti nei diversi quartieri della città e dei borghi fuori le mura (…)

Il problema maggiore per il porto di Savona è la mancanza di una infrastruttura di collegamento tra il porto e le principale viabilità. Ancora oggi a distanza di più di un secolo dal suo avviamento risulta essere la funivia Savona – San Giuseppe l’unica vera infrastruttura presente.

Il porto sviluppandosi parallelo alla costa ha una viabilità sia in uscita, sia in entrata strozzata, causando enormi problemi al traffico cittadino. La rete ferroviaria è ormai vetusta e insufficiente.

Il porto di Vado ha una buona dislocazione portuale favorita dalle infrastrutture realizzate negli ultimi anni, ma la realizzazione della piattaforma APM della Maersk, garantirà una tale movimentazione che comporterà l’andirivieni di ottocento, mille tir al giorno, secondo i dati dell’autorità portuale, a tal punto che l’infrastruttura stradale sembrerebbe insufficiente. Pertanto, i problemi più urgenti sono legati alla viabilità stradale e ferroviaria.

Il porto riveste una importante realtà economica per il territorio capace di offrire lavoro e reddito a circa mille lavoratori diretti, i quali negli anni hanno fatto la storia del porto: i lavoratori portuali della CULP, i lavoratori impegnati nei diversi terminal, gli ormeggiatori, i facchini, ecc., nonché personale dell’indotto. Ricordiamo anche le diverse imprese portuali che investono nelle infrastrutture e portano traffici nel porto di Savona – Vado creando profitto e lavoro.

Marcello Penner (da Il porto di Savona nella sua evoluzione strutturale dal 1860 ai nostri giorni)

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